00 11/09/2023 10:34
Beh… che dire? Mio padre è defunto da pochi giorni, un infarto fulminante lo ha stroncato, mi ha lasciata sola. Ero cresciuta con lui, uomo molto amorevole ed attento, dopo la morte di mamma avvenuta circa 20 anni fa, quando io avevo solo 9 anni. Sembra una storia triste, ma non lo è: sono Martina, la figlia di Carlo, titolare di una ditta di impianti, ho 29 anni e devo dire che il mio defunto papà mi ha fatto vivere una bellissima adolescenza ed altrettanto bella giovinezza. Era un uomo molto premuroso, praticamente sono cresciuta nell’ovatta, non mi ha fatto mai mancare nulla. La sua ditta di impianti lui l’ha creata dal basso, era un elettricista che lavorava con un’altra azienda, poi, per controversie con il titolare, decise di impiantare qualcosa di suo e, dopo 35 anni di lavoro, aveva ottenuto quello che lui aveva sognato: una vera azienda tutta sua, con 25 operai, e gestisce appalti in tutto il paese. I soldi non ci sono mai mancati ed io, capricciosa e lunatica quale sono, non ho esitato a spenderli. Vestiti, scarpe, i-phone ed auto sono solo un esempio di come mi viziava. Si, mi ha viziata moltissimo ed ha sopportato tutti i miei capricci restituendomi tanto amore, forse per alleviare la mia interna sofferenza di non avere una mamma vicina. Da quando è morta mamma, papà non ha più frequentato nessun’altra donna, tutto il tempo disponibile lo ha trascorso con me ed io? Cosa facevo io? Chiedevo sempre di più, certa di essere accontentata. Forse per questo mi ritrovo il bel caratterino che ho: sono una donna molto forte e determinata, non mi piace essere contrariata e, soprattutto, non ho mai sopportato i ragazzi che cercavano solo un buco per metterci dentro il loro pisello, quando ho avuto voglia di un uomo, me lo sono cercato da sola, l’ho usato e poi… l’ho buttato via, come carta straccia. Ma ora? Mi ritrovo a 29 anni, da sola, senza una famiglia e, soprattutto, con un’azienda da portare avanti. Papà ha voluto che io avessi una formazione tecnica, mi sono diplomata perito elettrotecnico, frequentando un istituto tecnico dove, nella mia classe, ero l’unica donna su 25 frequentanti. Non ho mai avuto problemi in classe, forse perché ho esternato subito il mio caratterino forte e… ho anche fatto a botte con qualche ragazzo troppo esuberante mandandolo a casa con il naso rotto. Dopo il diploma non ho più fatto nulla inerente le materie che avevo studiato, ho pensato solo a divertirmi e mio padre non mi ha mai contrariata. Non sono bella, ma simpatica, sono alta 1.65 e cicciottella, non mi importa nulla dei giudizi degli altri, io ho sempre fatto quello che mi piaceva e, ne vado fiera, non ho mai fatto una dieta per mostrarmi più attraente, la mia carta vincente è il mio sguardo. Quando guardo un uomo fisso negli occhi aspetto che sia lui in imbarazzo ed abbassi lo sguardo, allora capisco che ho già vinto, posso fare di lui quello che voglio… e lo faccio.
Tutti i dipendenti della ditta di mio padre sono venuti al funerale ed hanno pianto, mio padre era molto amato perché era gentile e premuroso con tutti loro, aveva solo due cose che amava al mondo: me ed il suo lavoro. Al funerale il capocantiere, quando venne a darmi le condoglianze, mi disse che in questi giorni sarebbe passato per casa per parlarmi ed oggi lo sto aspettando per capire cosa vuole dirmi. Conosco bene tutti i dipendenti della ditta, non direttamente (non sono mai andata sui cantieri perché mio padre non voleva coinvolgermi) ma attraverso ciò che mio padre mi diceva. La sera, a cena, mi raccontava tutto. Mi parlava di eventi che erano accaduti ed anche delle discussioni con i dipendenti ed io, a volte, gli davo dei consigli, spesso anche cruenti, infatti lui diceva che io ero troppo dura con le persone “Con i dipendenti devi sempre usare il bastone e la carota” diceva, e quando io gli consigliavo di mandare via a calci qualcuno lui mi rispondeva che bisognava avere pazienza e dare il tempo alle persone di capire gli errori e correggerli. In effetti il suo cruccio maggiore era proprio il capocantiere che, spesso, non lo metteva a corrente di tutto ciò che capitava sui cantieri faceva un pò di testa sua, provocando non pochi problemi, anche economici. Mentre sto rivangando questi pensieri vedo dalla finestra l’auto del capocantiere ferma al cancello d’ingresso alla villa dove abito ed io, usando il telecomando, lo faccio entrare e, mentre parcheggia, apro la porta per accoglierlo. E’ un uomo di circa 40 anni, alto circa 1.80 metri, moro, non bello, ma con un bel fisico Con grande rispetto e timore lui si avvicina e dice: “Buonasera Martina, ti rinnovo le condoglianze mie e di tutti i dipendenti” stringendomi la mano. Senza parlare lo faccio accomodare nel salotto dove ho preparato un po' di the e dei biscottini. Prendo io la parola e gli chiedo “Dimmi Antonio, come procedono i lavori nei cantieri?” e lui “Tutto procede come voleva tuo padre, abbiamo ancora lavoro per qualche mese, poi bisogna riprendere i contatti con i nostri clienti più grossi per procedere con le commesse. La mia venuta qui è proprio per capire qual è la tua volontà per il futuro della ditta, tuo padre gestiva lui la parte contabile ed i contatti con i clienti, quindi…” non lo faccio terminare ed intervengo subito per chiarire il mio punto di vista “Antonio, mio padre ha dato la vita per questo lavoro ed io intendo continuare sulla strada che lui ha tracciato con tanta fatica” e lui “M-ma scusa, Martina, tu non sai nulla del nostro lavoro, in che modo potrai subentrare a lui? Sarebbe meglio stabilire altre modalità” ed io “Per esempio?” e lui “Magari assumere un amministrativo ed un direttore… potrei anche io assumere altri compiti…” ma lo interrompo subito “No, Antonio. Ho deciso così… sarò io a gestire il tutto, mio padre mi informava di tutto quello che accadeva, per cui mi sento abbastanza preparata, poi, se avrò bisogno di aiuto, stabilirò io nel futuro il da farsi “. Continuavo a guardarlo fisso negli occhi e lui era molto in difficoltà, non reggeva il mio sguardo intenso, anche se ne era molto attratto, ma la cosa lo metteva in forte imbarazzo. “Bene, Martina, sei tu il capo, ora, dipendiamo da te, ma ti consiglio di stare attenta, ci sono operai molto testardi e bisogna avere il polso molto duro con loro, sei sempre una donna e… “ allora mi alzo in piedi e, guardandolo dall’alto verso il basso e reggendo in mano il cucchiaio che avevo usato per mescolare il the, gli dico con durezza “Farò in modo che nessuno abbia di che lamentarsi, mio padre era molto buono e gentile, ma io non lo sono affatto.. con me si lavora duro, altrimenti ve ne faccio pentire” e nel frattempo mi risiedo sul divano ed accavallo le gambe con fierezza, continuando a guardarlo fisso negli occhi. Antonio inizia a balbettare, le mie parole lo hanno molto spaventato “S-senti M-Martina, capisco che stai soffrendo molto la mancanza di tuo padre al quale eri molto affezionata, ma penso che non sia questo il modo di affrontare la situazione… “ ed io “E chi sei tu per dirmi cosa devo e cosa non devo fare? Tu lavori da molti anni nella ditta, hai una famiglia e ti conviene assecondarmi in TUTTO altrimenti ti licenzio!”. Antonio è diventato bianco per la paura, le mie parole l’hanno scosso visibilmente ed è in grande difficoltà. Questa situazione è una di quelle in cui io godo da morire, mi sento fremere di gioia, ho sempre desiderato essere a capo di una squadra di uomini da comandare a mio piacimento ed ora mio padre mi ha offerto il tutto su un piatto d’argento. Godo dell’umiliazione che Antonio sta provando, so che in questo momento potrei chiedergli di tutto e lui lo farebbe, proprio perché so di averlo in pugno da tutti i punti di vista, allora penso che potrei approfittare della situazione per ottenere anche qualcos’altro di piacevole. Dopo alcuni minuti di silenzio, durante i quali lui è rimasto con la testa china a guardare il pavimento, gli dico con fermezza “Versa il the e dammene una tazza”. Lui, sempre più imbarazzato, esegue con timore… versa il the e mi porge la tazza con molto garbo dicendo “Prego Martina” ed io “da oggi sono la Signora Martina e non darmi il tu ma il lei, come si conviene ad un tuo superiore” e lui, correggendosi subito, “Prego, Signora Martina, il suo the”. Poi si versa una tazza di the ed in silenzio lo gustiamo. “Bene, ora che abbiamo ristabilito l’ordine delle cose ti dico subito che da Lunedì prossimo sarò presente in ufficio e farò un giro dei cantieri, tu mi accompagnerai e mi farai da autista, ma intendo usarti anche per altre cose…” sfoggiando un sorrisetto ironico e malizioso. Lui, ancora con la tazza del the in mano, sempre più intimorito mi chiede “C-cos’altro dovrei fare per lei, Signora Martina?” ed io “Beh… se vuoi mantenere il tuo posto di capocantiere ti chiederò altre prestazioni extra, magari anche fuori orario di servizio, s’intende che avrai anche un miglioramento economico per tutto ciò… “. Mi diverto a guardarlo frastornato, non si aspettava una tale proposta, con sempre maggiore difficoltà, con la voce quasi strozzata, mi chiede “M-mi dica pure, sono sua disposizione… “ allora so di averlo totalmente domato e sottomesso al mio volere… mi sento molto forte e subito penso di volerlo umiliare ancora di più “Bene… allora iniziamo subito… spogliati nudo” e lui “Ma nooo, Signora Martina, cosa mi vuole fare? La prego, ho una famiglia…” Ma io non distolgo lo sguardo dai suoi occhi e senza parlare con le mani gli indico di spogliarsi nel frattempo che mi sistemo meglio sul divano per godermi a pieno lo spettacolo. Dopo qualche attimo di ripensamento (nella sua testa saranno passati velocemente migliaia di pensieri) lui lentamente inizia a spogliarsi… Mi sento fortemente eccitata dalla situazione, è diverso rispetto alle volte che l’ho fatto fare ad altri uomini che mi scopavo, ora si parla di potere pieno su una persona, quindi godo da morire. Sento la mia passerina già fortemente bagnata… magari dopo me la faccio leccare… Mmm devo dire che non mi ero sbagliata, ha un bel fisico muscoloso, rimane solo con le mutande ed io, con il dito, gli indico che deve abbassare anche quelle… esegue… è molto eccitato anche lui dalla situazione, il forte imbarazzo e la mia presenza, evidentemente, gli fanno bene. “Benissimo, ora che sei nudo a mia disposizione desidero che tu mi faccia godere con la tua lingua e, solo dopo che avrò goduto, ti masturberai davanti a me in ginocchio” mi levo gli slip ed allargo le gambe e lui inizia il suo lavoro di lingua… è bravo, la sua lingua è calda e molto bagnata, godo da morire… dopo qualche attimo raggiungo l’orgasmo più bello della mia vita… lo allontano con un piede e gli indico il suo sesso, lui inizia a masturbarsi con gli occhi chiusi e, dopo pochi secondi, tutta la sua sborra è sul pavimento… rimane così, con la testa china ed ancora il cazzo in mano… “Bene, bene… ora pulisci, rivestiti e vai via, passa a prendermi lunedì mattina alle 7 in punto e… sii puntuale, mi raccomando, altrimenti dovrò punirti, ti avviso che nelle punizioni sono molto dura…”.