Tutto iniziò così, quasi per caso, ma riflettendo ora è come se fosse stato già programmato. Mi chiamo Marco, ho 30 anni, un fisico accettabile, capelli castani ed occhi verdi, sono alto 1.74 m e peso 73 Kg. Di attività faccio l'ingegnere elettronico, ho un ottimo lavoro in un'industria elettronica ed un bellissimo stipendio. Sono un amante della buona tavola, della buona musica (tra l'altro io stesso sono stato un musicista nel passato), sono molto sensibile a livello di rimanere incantato solo al vedere una farfalla volare, amo la natura e la rispetto più di me stesso. Sono follemente innamorato di Anna, una bellissima ragazza di 26 anni: capelli scuri, occhi azzurri, viso dolcissimo, corpo da favola e... di sua mamma Nicole, di origini francesi, praticamente identica alla figlia, ma leggermente invecchiata.
Ho incontrato Anna un giorno in un negozio di scarpe, io misuravo le mie polacchine e lei...degli splendidi sandali che le arricchivano ancora di più le sue già deliziose estremità. mentre misuravo le scarpe il mio occhio cadeva su quei bellissimi piedi, ben fatti e con le dita ben misurate, senza un durone o una pecca e con le unghie laccate di colore scuro, come quelle delle mani che, nello stesso modo, erano molto belle. Probabilmente il mio sguardo fu troppo insistente, non me ne resi conto, e lei sembrò quasi divertita, mi sorrise e...mi strizzò l'occhio... Ciò mi lasciò praticamente di stucco, non pensavo minimamente a quella sua reazione così semplice e spontanea, ma, nel contempo, quasi complice e perversa. Fu un amore a prima vista, insomma. Un folle amore. Da quel momento il mio sguardo non si è più staccato da lei per un attimo. Appena ebbi terminato di misurare le scarpe, le acquistai e, dopo aver pagato, uscii dal negozio, ma non mi allontanai e rimasi fuori ad attenderla. Dopo qualche minuto lei uscì ed appena mi vide mi sorrise, lo sapeva che mi aveva conquistato, era ancora più bella alla luce del sole... Rimasi alcuni attimi a guardarla intontito, allora lei prese l'iniziativa "Beh...che facciamo? vogliamo rimanere quì fuori da questo negozio per tutta la giornata?" ed io "No, scusami...stavo ammirando la tua bellezza...mi chiamo Marco, piacere..." e le allungai la mano per presentarmi. "Piacere, Anna" disse lei rispondendo alla mia stretta di mano. "Posso offrirti qualcosa al bar, così ne approfittiamo per scambiare quattro chiacchiere, sempre che ti fa piacere, ovviamente" ripresi io, e lei, con grande semplicità, fece un cenno col capo e rifacendomi l'occhiolino disse "Ok...andiamo". Nelle vicinanze c'era un bar con dei tavolini, ci sedemmo ed ordinammo qualcosa di fresco mentre continuavo ad ammirare la sua bellezza e la grandissima capacità di seduzione che aveva praticamente con tutte le parti del corpo. Mi faceva impazzire il suo sorriso, il modo di muovere le mani o di accavallare le gambe mostrando i suoi deliziosi piedini calzanti dei semplici infradito, di toccarsi i lunghi capelli per sistemarli. Aveva anche una bellissima voce ed era molto spigliata nel parlare di qualunque argomento. L'avrò tenuta lì, seduta al tavolino di quel bar, per almeno 3 ore durante le quali ci siamo scolati 5 bevande ciascuno (nà spesa...)ed abbiamo parlato praticamente di tutto: delle nostre vite anzitutto, di politica, di rapporti umani e.. di sesso. Si, anche di sesso...Non me l'aspettavo, ma con lei sono riuscito a parlare di un mio grande segreto che non avevo mai raccontato a nessuno: adoro essere dominato da una donna. Lei fu molto divertita da queste mie confessioni e per nulla contrariata, anzi si mostrò molto interessata.
"Fino a che punto ti piace essere dominato?" mi chiese lei con molto interesse. "Beh...io adoro la dominazione celebrale, ma non disdegno neppure una certa ritualità...per esempio lo stare nudo ed in ginocchio davanti alla donna amata, pensare prima al suo piacere e poi al mio, ma, avendo tempo disponibile, potrei addirittura farla vivere come una regina, pensando a tutte le sue necessità e servendola continuamente" risposi io."Ti piace fare lo schiavo, allora" disse lei seria. "Beh...ecco...se fare lo schiavo significa adorare una donna e farla felice, allora sì. Sai, sono convinto che facendo felice la propria donna di conseguenza sarei felice io" ribadii io. Rimanemmo per qualche minuto seri a guardarci... io mi sentii in forte imbarazzo e forse arrossii, quasi mi vergognai di quello che avevo tirato fuori da me, mi sentivo come in un labirinto da cui non riuscivo più a venire fuori, avevo voglia di lasciarla lì e scappare lontano... ma metre cercavo i modo di svincolarmi, lei mi spiazzò ancora dicendomi "Beh...sarebbe da provare sta cosa... sinceramente avevo letto qualcosa ed anche qualche mia amica me ne aveva parlato, ma la considereravo perversa, invece tu me l'hai presentata come qualcosa di estremamente semplice". Io non ebbi più il coraggio di continuare il discorso, anzi, simulando un appuntamento con un amico ci lasciammo dopo aver scambiato i numeri di cellulare. Quando ci salutammo lei fu molto dolce nel baciarmi su una guancia mentre con la mano mi accarezzò l'altra, mi fece sentire un bambinello. Questo suo gesto mi riportò sù un pò il morale visto che ce l'avevo sotto i piedi. Mi immersi nel lavoro e cercai di dimenticare quell'incontro, ma non riuscivo a dimenticare quella dolcezza che lei aveva in ogni movimento. Passò qualche giorno ed il caso volel che ci riincontrassimo, per puro caso: io ero in auto fermo al semaforo, lei in motorino, si affiancò alla mia sinistra, non ci eravamo notati, poi, per caso, contemporaneamente girammo il capo l'uno verso l'altra, un sorriso si spiaccicò sul suo viso, appena visibile, sotto il casco, anche io fui molto felice. Ci fermammo più avanti scesi dalla macchina e lei dal motorino, tolse il casco e... rimasi di nuovo folgorato...con i capelli ricci era ancora più bella. "Sono ricci naturali, li avevo fatti lisci così, per provare, ma ora li ho riportati all'origine, perchè, non ti piaccio?" disse lei mostrandosi con molta vanità. "No, anzi, sei bellissima..." risposi io , "Grazie del complimento Marco, sei molto caro, ma... come mai non ti sei fatto più sentire?" riprese lei, ed io quasi balbettando per l'imbarazzo "ma...beh... sai... sono stato impegnato ... il lavoro... ", "ma non dire sciocchezze, potevi chiamarmi benissimo, ci sono rimasta male, sai? Ho anche pensato che forse ti eri vergognato di avermi detto tutte quelle cose di te..." disse lei sempre sorridendo. In effetti aveva centrato pienamente il problema, non avevo più avuto il coraggio di chiamarla. "Mangiamo qualcosa insieme, magari stasera? Che ne dici?" chiese lei, ed io "Beh, se ti fa piacere, io ne sarei veramente felice". "Ok, allora ti raggiungo verso le otto a casa tua...fammi trovare qualcosa di buono, sono molto golosa..." disse lei, poi ci salutammo ed ognuno riprese il suo percorso. In effetti non ero molto bravo a cucinare, mi rivolsi ad una rosticceria a qualche isolato da casa mia: gnocchi alla sorrentina, vitel tonnè con maionese, contorni vari, vino rosso docg, dolce. Misi anche una bottiglia di spumante in frigo. per tutto il pomeriggio fui praticamente in uno stato di semifibrillazione ventricolare, ma le emozioni non erano neppure iniziate... (Continua)
In effetti devo solo sottolineare che è ... leggermente autobiografico, io non mi chiamo Marco e lei non si chiamava Anna, ma qualcosa del genere mi è successa veramente una trentina d'anni fa...
[Modificato da amosolodonne 21/06/2013 13:22]