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La dottoressa

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2023 17:55
14/12/2023 17:55
 
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Città: SAN MANGO SUL CALORE
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La dottoressa
Mi chiamo Marta, ho 52 anni, sposata con un altro medico, un chirurgo ospedaliero, ed ho due figlie, gemelle di 24 anni, entrambe prossime alla laurea in medicina. Sono una donna comune, alta 1.70, occhi castani e capelli a caschetto, anch’essi castani. Dal punto di vista fisico mi sento a mio agio, ogni mattina faccio i miei 5 Km di corsa, quindi ho un fisico asciutto e semi atletico, anche se, in verità, sono ghiotta di cioccolato fondente, ne mangio una bella quantità al giorno, ma, grazie a Dio, non ingrasso grazie proprio al mio allenamento mattutino. Sono un medico di base, ho più di 1000 pazienti sparsi soprattutto in periferia della mia città, ma il mio studio è al centro, al piano terra di un palazzo molto signorile. Ogni sera, dopo lo studio, sono distrutta e nel tragitto per arrivare a casa, che faccio normalmente a piedi, ripenso a tutte le cose belle che avrei potuto fare nella vita e che non ho fatto. Quando si è giovani si pensa solo al proprio futuro e si investe tutto il tempo per lo studio, i concorsi ecc… ma a 52 anni molte cose che prima erano importantissime, perdono di valore. Avrei gradito molto viaggiare e visitare posti nuovi, ma, tra i turni di mio marito ed i miei, difficilmente riusciamo a muoverci, se non per uno o due giorni per una breve gita fuori porta, una o due volte l’anno. “Che schifo!” continuo a ripetermi mentre cammino “prima non potevo perché non avevo soldi, ora che viviamo agiatamente, non si può per il lavoro… beh… non è una bellissima vita”. Una sera, mentre rivangavo, per l’ennesima volta, questi pensieri, incrociai un giovane che, nella semi ombra della strada, non avevo riconosciuto subito “Buonasera dottoressa” disse, lo guardai bene ora che era vicino, ah si, era Antonio, il figlio di una coppia di commercialisti che abita nel palazzo dello studio, sono tutti miei pazienti. Senza una vera ragione mi sono fermata “Ciao Antonio, come va?” e lui “Benissimo, grazie. Mi è passata l’influenza che ho avuto la scorsa settimana ed ho ripreso gli allenamenti in palestra, sa, tra qualche mese ho la gara”. Mi ricordai che lui era un atleta, un ginnasta, ed anche molto bravo. In effetti prima non l’avevo mai calcolato, ma era veramente un bel ragazzo: fisico più che atletico, capelli cortissimi biondi ed occhi azzurrissimi… “Che fortunato” pensai “Un bel ragazzo poco più che ventenne, ha tutta la vita davanti per divertirsi ed anche per viaggiare”. Un po' incuriosita gli chiesi “Dove farai la gara?” e lui “Quest’anno i campionati italiani si svolgono in Sardegna, ad Alghero, nel mese di Aprile prossimo”, “Ottimo” risposi io , “in quel periodo la Sardegna è bellissima, approfittane per farti anche una bella vacanza” e lui “Beh… quando ci sono le gare noi atleti ci concentriamo solo sulla preparazione, non siamo abituati ad avere contatto con la realtà che ci circonda: durante il giorno ci alleniamo, la sera cena e subito a letto per riposare, la Sardegna la guarderò dall’aereo quando arriverò e quando ripartirò”. Ridemmo di gusto entrambi per quello che aveva detto, ma mi accorsi che era un ragazzo molto dolce ed era anche interessante dialogare con lui. Mentre stavo valutando le sue affermazioni lui mi chiese “Quando posso disturbarla per una consulenza? Ho un problemino di cui vorrei parlarle, sa, in famiglia mia abbiamo una grande considerazione delle sue capacità mediche, quindi… “. Non lo feci terminare e gli risposi immediatamente “Ho studio domani pomeriggio, dalle 17 alle 19, vieni pure quando vuoi”. Lui mi ringraziò e mi salutò stringendomi la mano. Quella stretta di mano, così forte e decisa, ma nel contempo calda ed affettuosa, mi fece venire i brividi, tanto che, dopo che si fu allontanato da me, più volte mi girai indietro per guardarlo camminare verso il palazzo ed inoltre, portai la mano al naso per sentire l’odore che mi aveva lasciato, odorava di buono, di persona sana, devo dire che la cosa mi aveva leggermente eccitata. Beh… l’eccitazione, ormai, era qualcosa lontana da me: i rapporti con mio marito erano totalmente spariti, da più di un decennio, non praticavo più la masturbazione dalla mia giovinezza, in 25 anni di matrimonio non avevo mai pensato realmente a nessun altro uomo, anche se ne avevo avuto di occasioni! Quell’incontro occasionale per me fu una cosa molto gradevole ed anche durante la serata e la notte seguente, pensai a quella stretta di mano ed a quel sorriso dolcissimo che quel giovane mi aveva dedicato. Il giorno dopo alle 17 iniziai lo studio, come sempre c’era un via vai di persone anziane che venivano per le prescrizioni, si fecero le 19 e, stranamente, Antonio non era venuto, rimasi un po' delusa, speravo di rivederlo, quell’incontro della sera prima aveva acceso qualcosa dentro di me che, pensavo, era meglio spegnere subito. Mi ero già rivestita e stavo spegnendo le luci quando sentii suonare alla porta, andai ad aprire e… era lui, con una voce un po' affannata mi disse “Uff.. mi scusi dottoressa, sono tornato ora dall’Università, il treno ha fatto un notevole ritardo, sono venuto di corsa dalla stazione a qui, temevo di non farcela… ma vedo che lei stava andando via, se non può vengo un altro giorno… “, ed io “Ma no, dai, entra, non ti preoccupare, stasera mio marito ha il turno e finirà verso le 22, quindi ho tempo”. Rientrammo nello studio medico entrambi ed io mi rimisi il camice, come mio solito, lo invitai a sedersi e mi sedetti anche io al mio posto alla scrivania “Dimmi tutto, di cosa mi volevi parlare?” e lui “Vede dottoressa, in effetti ho un certo imbarazzo a parlarne, ma da dopo l’influenza ho difficoltà ad urinare ed ho anche un po' di bruciore.” Beh, pensai, quale migliore momento per vederlo nudo? La cosa si stava facendo interessante… Lo guardai e gli dissi “Bene, spogliati nudo e stenditi sul lettino, voglio visitarti”. Lui arrossì “Nudo? Veramente ho un po' vergogna, pensavo mi potesse consigliare una medicina o un’analisi”, ed io “No, devo visitarti prima, avanti, non farti pregare, sono un medico e, durante la mia carriera, ne ho viste di cotte e di crude, dai, spogliati…”. La cosa mi stava piacendo, in realtà al mio studio la maggior parte dei miei pazienti erano donne ed anziani, per cui non ero affatto abituata a far spogliare gli uomini, ma questo ragazzo veramente mi faceva eccitare, quindi dovevo assolutamente metterlo nudo e.. toccarlo un po'… Cercai di mantenere un aspetto severo e professionale, ma dentro di me godevo da morire mentre lo guardavo liberarsi di tutti gli abiti. Quando fu totalmente nudo lo feci distendere sul lettino, in effetti era molto ben messo anche lì, indossai dei guanti monouso ed iniziai a palparlo. Gli toccai lo scroto, più volte, poi passai al membro, lo scappellai e successe una cosa veramente straordinaria, nel momento che lo stavo scappellando per mettere a nudo il glande, lui emise un lieve sospiro di goduria. Lo guardai, aveva gli occhi chiusi e le labbra semiaperte, senza ombra di dubbio mi sarei lanciata su di lui e lo avrei violentato leccandogli le labbra e ficcandogli la lingua in bocca, ma dovevo mantenere il mio profilo professionale, per cui continuai a toccarlo finché… non successe l’inevitabile: iniziò ad eccitarsi e, piano piano, il membro iniziò a crescere nelle mie mani. Immediatamente lasciai il membro facendo qualche passo indietro, lui, ancora più rosso di prima per l’imbarazzo, tentò di coprirsi il pube dicendo “Mi scusi dottoressa, sono desolato, non mi aspettavo che potesse succedere, ma, sa, lei è una bellissima donna e la sua severità mi ha eccitato tantissimo”. Io, incuriosita e notevolmente eccitata dalla situazione, un po' per punzecchiarlo e per testare le sue perversioni, gli dissi “Ti piacciono le donne severe? Che ti vedono nudo e ti toccano? “, e lui, ancora sempre più imbarazzato, evitando di guardarmi, disse “S..s..si, in effetti mi eccitano le donne forti, mature e severe… ops, mi scusi, non so cosa mi è preso… non dovevo dirle queste cose” stava per rialzarsi per andare via, io lo fermai e gli dissi con fermezza “Fermo! Rimettiti subito sul lettino e lascia che io termini la visita, te lo ordino”. Lui rimase imbambolato e, senza proferire null’altro, si rimise steso sul lettino, lasciandomi campo aperto per terminare ciò che avevo iniziato. Io, allora, pensai bene di poter ricavare, dalla situazione, qualcosa che servisse soprattutto a me. Continuai a manipolare quel membro duro ed eccitato alternando strette ai testicoli, nelle mie mani sembrava un giocattolo, lui continuava a stare con gli occhi chiusi e con la testa in un lato, lo sapevo che stava godendo da matti, allora pensai di continuare la mia punzecchiatura “Ti eccita se ti stringo i testicoli?” e lui “Mmm, da morire… le sue mani sono così dolci… può continuare a stringerli, mi piace moltissimo…”. Gli presi i testicoli in mano e glieli strinsi forte, tanto da fargli emettere un piccolo grido strozzato “Così ti faccio male?” e lui “No, signora, faccia pure…. Mi piace se mi fa male”. Allora capii che lui era un masochista provetto; si, in effetti provava piacere nel sentire dolore da parte di una donna. Ripresi le manipolazioni al membro e, dopo qualche secondo, inevitabilmente, ebbe una jeculazione tra le mie mani, mentre muoveva la testa da una parte all’altra del lettino ed emetteva mugugni di piacere. Fu un’esperienza bellissima per me: avevo fatto godere da matti quel giovane così bello, solo toccandolo. La cosa mi affascinò da morire, avevo una voglia matta di portarmi una mano al mio sesso e masturbarmi, ma pensai bene di rimanere asettica e rigida ai suoi occhi. Mentre mi toglievo i guanti gli porsi un po' di carta dal rotolo per pulirsi e mi riportai alla scrivania. “Ora puoi rivestirti” gli dissi, sempre con tono professionale e severo “Ho capito il tuo problema”. Lui si rivestì e si sedette di fronte a me in attesa del verdetto “, ed io “Beh… dal volume dello sperma che hai prodotto ho capito che tu non jeaculavi da parecchio, devi considerare che ogni tanto, anche praticando la masturbazione, devi far fuoriuscire i liquidi seminali e prostatici, altrimenti si accumulano germi che possono causarti una lieve infezione. Ti prescrivo una crema da mettere sul glande una volta al giorno ed un sapone adatto per il lavaggio”. Lui mi guardava con gli occhi lucidi, evidentemente stava continuando a godere della manipolazione che gli avevo inflitto. Mentre scrivevo la ricetta sentivo i suoi occhi su di me ed il suo respiro affannoso e, nel contempo, gioioso e ne fui estremamente gratificata. Sempre in maniera asettica e severa gli diedi la ricetta e, con un sorriso, lo congedai. Lui raccolse le sue cose e mi salutò ringraziandomi, mi strinse la mano ed andò via. Io, dopo che sentii chiudere la porta, collassai sulla sedia, mi sentivo il cuore alla gola, era stata una esperienza bellissima, mi sentivo molto gratificata dal comportamento del giovane, mi sentivo di nuovo una donna desiderata, allargai le gambe e … portai una mano dentro gli slip, mi masturbai, dopo tanti anni… ebbi un bellissimo orgasmo pensando a ciò che era capitato. La serata e la notte seguente furono, per me, molto travagliate, avevo un vero subbuglio di emozioni che mi confondevano i pensieri. Mio marito, come al solito, non si accorse di nulla, al ritorno dall’ospedale mangiò qualcosa e stanco per la giornata, si addormentò russando come al solito. Io rimasi sveglia per molto tempo e, più volte, mi toccai per continuare a godere delle emozioni che stavo vivendo. I giorni seguenti trascorsero velocemente, mi sentivo rinata. In effetti sentirmi desiderata da una persona giovane mi metteva in una condizione di beatitudine, sembrava che camminassi sul velluto. Avevo ritrovato la voglia di vivere e tutto quello che facevo abitualmente assumeva un colore diverso, avevo ritrovato me stessa ed il desiderio di essere donna. Il venerdì successivo, al termine delle solite visite allo studio, mentre stavo per chiudere, mi ritrovai Antonio davanti alla porta “Buonasera dottoressa, le volevo dire che la cura ha avuto effetto e che non ho più il bruciore di cui le parlavo. Ho messo la crema e mi sono lavato con il sapone che mi ha prescritto, è stato veramente un toccasana” ed io “Bene, sono contenta che abbiamo risolto il problema, ora puoi interrompere la crema, ma continua ad usare il sapone, almeno per un mesetto, poi smetti”. Lui rimase fermo sulla soglia della porta, come se aspettasse qualcosa da me, allora gli dissi “Posso fare altro per te?” e lui “Beh, ho una certa difficoltà a parlare qui, sull’uscio, posso entrare un attimo?”. Lo feci entrare e ci risedemmo alla scrivania del mio studio… lui era imbarazzato, si notava ad un miglio di distanza “Beh, dottoressa, volevo solo ringraziarla per quello che ha fatto per me, è stata una bellissima esperienza. Ho sempre sognato di essere toccato in quel modo da una donna come lei ed… ho provato qualcosa di inimmaginabile. Durante tutta la settimana mi sono masturbato più pensando a lei, pensando alle sue mani che mi stringevano i testicoli. E’ stato tutto bellissimo… Mi piacerebbe molto se lo rifacessimo…”. Io rimasi bloccata dalla sua richiesta, in effetti la cosa era piaciuta molto anche a me, ma non riuscivo a pensare come avremmo potuto portarla avanti, mi feci forza e gli dissi: “Beh, mio caro, il mio è stato solo un intervento medico, tutto qui… sono felice di averti procurato delle emozioni, ma non intendo, minimamente, replicare il tutto”. Lui, un po' deluso, si alzò e, portandosi a lato della scrivania, verso di me, si inginocchiò dicendo “La prego, signora, ho bisogno di sentirmi un giocattolo tra le sue mani. Lei è una donna bellissima e rappresenta proprio il tipo di donna che ho sempre sognato. Una donna da adorare, alla quale donerei il mio corpo e la mia anima”. Io lo guardavo con notevole stupore, aveva la testa bassa ed era arrossito, provava imbarazzo per quello che diceva, ma capivo che si era invaghito di me. Mi sentivo confusa e felice contemporaneamente, non riuscivo a trovare un modo per gestire la situazione. Ero sempre stata una donna decisa e determinata, ma quella dichiarazione mi aveva sensibilmente toccata. Quel ragazzo si stava donando a me, mi stava chiedendo umilmente di potersi buttare ai miei piedi. Mi sentivo alle stelle, potente e gratificata, allora presi la palla al balzo e gli chiesi “Cosa saresti capace di fare per dimostrarmelo?” e lui, con tono affaticato dal batticuore rispose “Tutto quello che vuole… mi chieda quello che devo fare e lo farò… m faccia suo, la supplico”. Mi commossi per quella supplica, con una mano sotto il mento gli rialzai la testa guardandolo negli occhi, lui si avvicinò a me e, stringendomi le gambe, poggiò la testa sulle mie cosce respirando fortemente. “Grazie, signora, le giuro che le sarò sempre devoto” ed iniziò a baciarmi le mani. Lo feci rialzare e mi alzai anche io dalla sedia, lo abbracciai e ci baciammo, intrecciammo le nostre lingue, con una mano scesi a tastarlo, era eccitato. Mi risedetti e, con tono perentorio, gli ordinai “Spogliati nudo!”. Accavallai le gambe guardandolo mentre si liberava dei vestiti, quando fu totalmente nudo si avvicinò, lo invitai ad inginocchiarsi, mi piaceva quella posizione di potere: un bellissimo ragazzo, nudo, in ginocchio davanti a me, che si apprestava ad adorarmi, lentamente mi sfilai una scarpa mettendo a nudo un piede inguainato dalla calza velata, e, con un dito, gli feci segno di baciarlo. Lui prese in mano il mio piede e, come se fosse stato un oggetto sacro, iniziò a baciarlo. Mi eccitava molto la scena, anche per me era qualcosa che non avevo mai vissuto. Avevo sempre sognato di essere adorata da un uomo, e quello era proprio il momento giusto per provare. Continuò a baciare anche l’altro piede, che mise lui a nudo, la sua eccitazione era evidentissima, e, guardandomi negli occhi, con voce implorante, mi disse “Mi faccia sentire la sua potenza, la prego signora”. Io, allora, scesi con una mano al suo pube, gli sfiorai il membro e poi gli afferrai i testicoli obbligandolo a rialzarsi, sempre con i testicoli in mano lo condussi al lettino, lo feci stendere, mi tolsi i collant e lo slip e… gli fui sopra, in pochi attimi mi infilai il suo durissimo membro nella mia vagina, iniziai a cavalcarlo. Il ritmo era molto lento, proprio perché volevo godere al massimo della situazione, mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi “Ti piace essere preso così? Ti sto scopando, sei sotto di me e sei in mio potere” e lui, sempre con gli occhi chiusi disse “Desidero diventare il suo schiavo personale, faccia di me quello che vuole, il mio corpo è suo”. Dalla cavalcata ricavai almeno 3 orgasmi, ma lui non venne, evidentemente era troppo eccitato, allora mi rimisi in piedi e lo masturbai mentre gli stringevo i testicoli “Avvisami quando stai per venire” gli dissi “Voglio assaggiare il sapore del tuo sperma” … dopo qualche secondo lui disse “Ora…”. Io mi abbassai e presi a succhiargli il pene mentre con una mano continuavo il movimento e con l’altra aumentavo la presa dei testicoli, mi venne copiosamente in bocca. Sentivo quella sborra calda nella mia gola e godevo come una matta, era una cosa che non avevo mai fatto, a mio marito non piaceva il sesso orale. Quando terminammo mi sedetti stremata sulla sedia, lui si alzò dal lettino, mi venne vicino, si inginocchiò e riprese a baciarmi i piedi, ringraziandomi per tutto quello che avevamo fatto. Iniziava, per me, una nuova vita di donna … e, per la prima volta, di dominatrice.
Da quel giorno in poi i nostri incontri si ripeterono prima con cadenza settimanale, poi quasi giornaliera. Antonio veniva al mio studio, quando avevo terminato le visite, lo facevo spogliare nudo e poi iniziavo il rituale di punizione e sottomissione, che, giorno dopo giorno, prendeva sempre più forma. Io ero sempre più convinta del mio ruolo di dominatrice e lui si abbandonava sempre di più nelle mie mani. Col passare del tempo avevo imparato a godere sempre di più nell’infliggergli punizioni, lui accettava tutto. Gli avevo comandato anche di comprarmi un piccolo frustino (acquistarlo io personalmente, avrei dato troppo nell’occhio), che usavo su di lui sperimentando sempre nuove cose. Lo sculacciavo, gli pinzettavo i capezzoli, lo colpivo ripetutamente in ogni parte del corpo con il frustino, soprattutto ai testicoli, verso i quali usavo sempre una particolare attenzione: mi piaceva dominare quel ragazzo e, quando prendevo le sue palle nelle mie mani, mi sentivo potente; penso che sempre una donna deve tenere un uomo per le palle, diventa quasi un oggetto, si, un oggetto di piacere e di godimento ed, inoltre, riversavo su di lui tutte le umiliazioni che avevo sofferto durante la mia carriera di medico. Già durante il mio percorso di studio, essendo una ragazza molto piacente, subivo costanti proposte oscene da docenti ed anche da colleghi, spesso venivo derisa per i miei continui rifiuti; qualche docente mi aveva anche fatto ripetere l’esame, anche se preparata a fondo. Poi la vita con mio marito il quale, da chirurgo qual è, mi ha sempre sottovalutata per le mie capacità, orientandomi verso la scelta della medicina di base, anziché spingermi a diventare professionalmente migliore. Si, gli uomini mi avevano molto limitata ed ora potevo, finalmente, vendicarmi di tutti loro infierendo su quel giovane che si era offerto come mio schiavo. Avevo imparato a tenerlo li, sul lettino nudo, legato con delle cinghie ed imbavagliato, mentre io, sempre vestita a puntino e con il camice da medico, mi divertivo a girargli intorno con il frustino in mano, pronta a colpirlo nei punti più delicati per farlo soffrire, quanto più lui soffriva e si dimenava, tanto più godevo. L’ho anche bendato e, senza farmene accorgere, mi sono masturbata mentre lo colpivo, ottenendone degli orgasmi a ripetizione; mi sentivo, finalmente, sessualmente soddisfatta. Alcune vote, a termine delle varie sessioni di incontri, per premio per il suo comportamento di sottomissione completa, lo scopavo o lo masturbavo nel modo più svariato possibile altre volte lo facevo masturbare, in ginocchio davanti a me, mentre mi leccava i piedi. Una goduria pazzesca! Non avrei mai immaginato, nella mia vita precedente a quell’incontro, che si potesse godere così tanto. Tutto procedeva nel modo migliore. Lui era contento dei trattamenti che gli infliggevo, lo si vedeva dal modo di salutarmi al termine degli incontri, ed io ero totalmente soddisfatta del mio nuovo ruolo, finché non capitò l’inevitabile, si, purtroppo tutte le cose belle non durano in eterno! Un venerdì sera, mi ero attardata con lui allo studio, erano le 21.30, non mi ero resa conto che si era fatto più tardi del solito, lui era lì, steso nudo, legato, bendato ed imbavagliato sul lettino, due pinzette ai capezzoli, due ai testicoli ed una sul glande, si contorceva per il dolore che le pinzette gli infliggevano, ma era eccitatissimo. Io gli giravo intorno, come al solito, facendo battere il frustino sulla mano e parlandogli di cosa gli avrei continuato a fare “Vedi, Antonio, sei totalmente inerme nelle mie mani, se volessi potrei anche ammazzarti, ma non lo faccio perché tu mi servi per godere… il tuo unico scopo è quello di farmi godere, lo sai vero?” gli dicevo, e lui annuiva con la testa emettendo anche qualche suono strozzato che trapelava dal bavaglio, ero vestita con un completo giacca pantalone azzurro, una camicetta bianca , scarpe decoltè ed il solito camice bianco che usavo nello studio. Mi divertivo un mondo a punzecchiarlo, gli parlavo del modo in cui avrei voluto scoparlo a fine serata, quando, improvvisamente, e senza che ne avessi il minimo preavviso, sentii, in coro le mie figlie “MAMMA!!!”, si, erano venute allo studio le mie figlie, Laura e Delia, preoccupate per il mio ritardo, avevano provato a chiamarmi, ma non potevo rispondere , avevo, come sempre, spento il cellulare, avevo anche scordato che a casa c’era un mazzo di chiavi di riserva dello studio, per cui… erano lì… mi girai di scatto verso di loro che stavano guardando tutta la scena con gli occhi fuori dalle orbite, totalmente stupite e basite per quello che stavano vedendo… “Cosa fate qui?” dissi io prontamente “Perché non mi avete chiamata?” e Laura: “Abbiamo provato, ma hai il cellulare spento… ci siamo preoccupate che ti fosse successo qualcosa e, facendo a ritroso la strada che tu percorri ogni sera, siamo arrivate qui… Tu, piuttosto, cosa stai combinando con quest’uomo così combinato sul lettino e con quel frustino in mano?”. Io rimasi qualche secondo in silenzio, ero frastornata, non sapevo cosa rispondere, poi, in un so fiato, dissi la prima cosa che mi veniva in mente “Beh, sto … sperimentando una nuova cura contro la psoriasi… è un modo… beh… ho letto da qualche parte che…. Potrebbe fare bene e porterebbe benefici… “. Tentai di non guardarle in faccia, le mie figlie, studentesse di medicina, prossime alla laurea, non credettero, ovviamente, neppure ad una parola di ciò che avevo detto, infatti Delia, che è la più furba, subito disse “Mamma, ma tu segui pratiche sado-maso?” e scoppiarono a ridere entrambe. “Dai, non ci prendere per sceme, mamma, dicci la verità” mi esortò Laura. Io, in preda al panico, mi sedetti sulla sedia, annuii con la testa preferendo non rispondere e rimanendo in silenzio. Nel frattempo il povero Antonio si dimenava sul lettino emettendo suoni strozzati, Delia si avvicinò a lui ed iniziò a liberarlo dalle pinzette, poi gli tolse la benda ed il bavaglio ed esclamò “Ma è Antonio!!! Mamma, ma è un ragazzo, è anche più piccolo di noi… cosa ti dice la testa? Fosse stato un uomo maturo, magari sarebbe stato diverso, ma…“ Antonio la interruppe e disse “Scusate, vostra madre sta solo facendo ciò che le piace, e ciò che piace anche a me… non fategliene una colpa… E’ sbagliato, ma entrambi eravamo coscienti di quello che stava succedendo, mi sono buttato io ai suoi piedi offrendomi a lei…”. Intervenne Laura, che è la più civettuola delle due “Caspita, mamma, te lo sei pure scelto ben dotato il maschione… guarda qui…” mentre gli prendeva il membro nella mano che, ormai, era in semi eccitazione. A quel tocco Antonio, che era ancora legato, disse “Laura, noi già ci conosciamo, tu non sapevi di questa mia tendenza, e neppure tua madre lo sapeva, sono stato io a parlargliene e, per favore ora slegami, voglio andare via“,. Delia, nel frattempo, aveva iniziato a filmare tutto col telefonino. Laura lo slegò e lui, rapidamente, prese i suoi vestiti e scappò via verso l’uscita, Laura lo rincorse e gli urlò “..e lascia stare nostra madre, abbiamo un bel filmatino che, se non farai il bravo, non esiteremo a caricarlo in rete”. Lui continuò a scappare per le scale mentre maldestramente tentava di rivestirsi. Rimanemmo io e loro due nello studio, le ragazze si avvicinarono a me e, stranamente, iniziarono a confortarmi “Dai mamma… è stata solo un’esperienza, non te ne fare un cruccio… Che venivi trascurata da papà l’avevamo capito benissimo, hai bisogno di un uomo che ti faccia sentire donna, ma orientati verso qualcuno della tua età“, mentre mi accarezzavano il volto e mi stringevano le mani “Vedrai: con il nostro aiuto ne verrai fuori… Perché non prendi qualche settimana di ferie ed andiamo in montagna? E’ da tanto che non usciamo un po'… avrai modo di riposarti e di dimenticare il tutto”. Così facemmo, presi le ferie ed andammo noi tre a Livigno, a sciare. Una sera eravamo al bar a bere qualcosa, loro chiacchieravano con alcuni ragazzi conosciuti sul posto, io ero da sola seduta ad un tavolino, e gustavo un drink, si avvicinò un uomo alto, brizzolato, con dei bei baffi, molto elegante, si fermò poco distante e sorridendo mi disse con voce calda: “Che ci fa una bella signora severa e pensierosa così da sola?” lo guardai negli occhi e ripensai al valore di quella parola “severa”, evidentemente il mio aspetto esteriore era quello, lo invitai a sedersi e trascorsi con lui una stupenda serata divertente … Ci siamo rincontrati a Milano… Ora le mie mani stringono le sue di palle…
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